lunedì 27 maggio 2013

Benvenuti a Chiulo

Dopo quasi cinque mesi, tra documenti e disavventure varie, finalmente partiamo.

Dopo una pausa a Luanda, la caotica capitale del paese, un volo di poco piu' di un'ora ci scarica a Onjiva nella provincia del Cunene. L'aeroporto e' piccolo ma ordinato, ben diverso da altre realta' qui in Africa. Anche l'aereo sul qualce abbiamo viaggiato e' un 737 che niente ha a che vedere con gli avventurosi bielica dell'UN.

Dall'alto la savana si presenta punteggiata di campi coltivati che racchiudono piccole comunita' di capanne. E'  ancora presto per dirlo, ma gia' ci sentiamo a casa.

A Chiulo ci si arriva dopo circa due ore di macchine, di cui oltre meta' su strada asfaltata. Quello che colpisce, come spesso accade in Africa, e' l'assenza per chilometri di segni di vita umana. Niente pali della luce, ne' case che si affacciano sulla strada.

La piccola comunita' di Chiulo e' dispersa tra la pianura e i baobab. Non lo si avverte subito, perche' e' buio quando arriviamo. Ma c'è un senso di spazi infiniti.

Davanti a noi, l'ospedale, si estende come un leone in attesa.

L'ospedale di Chiulo, Angola



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